Storia
Giovanni Luca Dilda
«Lascio e destino tutti i miei beni alla fondazione di una Opera pia a favore dei bambini e dei poveri vecchi dell’antico Comune di Senna Lodigiana (...). La detta istituzione mia erede sarà denominata Opera pia Senatore Grossi. Avrà sede nel mio casino d’abitazione in Senna e nella sala del Consiglio d’Amministrazione dovrà conservarsi a perpetuità un busto in marmo, che mi rappresenti, ed in appositi quadri tutte le medaglie, attestazioni e segni onorifici della mia vita come medico, scienziato, uomo politico e patriota».
Con queste parole il senatore Angelo Grossi esprime, nel 1886, le sue volontà testamentarie e l’intenzione di creare un’istituzione assistenziale rivolta ai minori e agli anziani di Senna Lodigiana.
L’Opera pia è eretta in ente morale il 1 marzo 1888 ed è inaugurata il 2 settembre 1889.
L’ente assistenziale si pone la finalità di aiutare bambini di ogni sesso e ceto, presso un asilo infantile, che garantisca un’adeguata educazione ed un corretto sviluppo fisico, quindi di assistere anziani bisognosi, attraverso la fornitura di un pasto caldo quotidiano, un bicchiere di vino ed indumenti adeguati. In particolare, assistere uomini anziani indigenti, di almeno 60 anni, celibi o vedovi, in buona salute, ma incapaci di mantenersi.
«Di qua l’aurora, di là il tramonto: vecchi dalle liete e sante voglie, come scrive il poeta, bimbi dall’ineffabil riso: una generazione che tramonta, ed ha veduto fare l’Italia; la nuova che sorge e farà, speriamo, gl’Italiani» (Discorso d’inaugurazione di Paolo Tedeschi, 1889).
A partire dal 1953, per volontà della presidente Ebe Castoldi Granata, in accordo con don Ernesto Merlini, parroco di Senna Lodigiana, fanno il loro ingresso nell’istituzione le Figlie di Maria Ausiliatrice, a cui sono conferiti incarichi di direzione, insegnamento e amministrazione dell’asilo infantile (fino al 1996, anno di chiusura), ma anche assistenziali ed infermieristici per gli anziani assistiti presso la Casa di riposo.
Durante la Seconda guerra mondiale Ester Cleonice Franzini (1889-1941), una benestante cittadina di Senna, testa in favore dell’Opera pia, lasciando tutti i suoi beni con finalità caritative rivolte ai minori e alle donne anziane bisognose.
L’ambito di assistenza dell’ente si amplia ai bimbi più piccoli, attraverso l’istituzione di un asilo nido, attivo dal 1946 e rivolto ai figli delle mondariso e dei contadini residenti, dove gratuitamente, durante le ore di lavoro dei genitori, ricevono assistenza ed adeguata nutrizione, e alle donne anziane bisognose, disponendo la realizzazione di un padiglione femminile, inaugurato nel 1959-1960.
Con l’approvazione del nuovo Statuto organico del 1963, l’ente assume la doppia denominazione Senatore Angelo Grossi - Nice Franzini, in ricordo e riconoscimento dei due benefattori, proseguendo la sua attività, in qualità di Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza (IPAB) fino al 31 dicembre 2003.
Dal 1 gennaio 2004, con provvedimento della Giunta della Regione Lombardia, l’Opera pia acquista personalità giuridica di diritto privato, con la nuova denominazione di Fondazione Senatore Grossi - Franzini Onlus.
Il Senatore Angelo Grossi
SENATORE ANGELO GROSSI
Medico, scienziato, uomo politico e patriota
(1808 - 1887)
Giovanni Luca Dilda
Nato a Senna Lodigiana il 16 maggio 1808, Angelo Grossi, terzogenito di Francesco e di Girolama Clara Bignami Santi, consegue le lauree di chimica, ostetricia e medicina presso l’Ateneo di Pavia (1832/33), svolgendo, poi, l’attività di assistente alla cattedra di chimica e di medico nel nosocomio pavese.
Gli anni di studi universitari sono anche anni di formazione politica e le terre della bassa lodigiana sono percorse da ferventi sentimenti patriottici: figure quali Saverio Griffini, cospiratore condannato a risiedere sotto vigilanza ad Orio Litta, e Giorgio Pallavicino Trivulzio, affiliato alla società segreta dei Federati e ritiratosi a San Fiorano, sono essenziali per capire l’atmosfera politica e culturale da cui il giovane medico è permeato.
Ma in questo periodo l’attività medica e gli studi scientifici sono preponderanti. Nel 1836, a seguito dell’epidemia di cholera morbus nel Lombardo Veneto, il dr. Grossi decide di tornare a Senna per prendersi cura dei suoi concittadini, dando prova di «esemplare coraggio, sovrana intelligenza e attività indefessa». Istituisce una “casa di soccorso” presso il chiostro della chiesa di Santa Maria in Galilea e, per quattro mesi, dal settembre al dicembre 1836, si stabilisce presso il piccolo ospedale di fortuna, permettendo di contenere e debellare il morbo.
Probabilmente è stato anche il primo medico che sperimentò l’effetto anestetico dell’etere dietilico o solforico. La dimostrazione su se stesso fu tenuta presso la Società di Incoraggiamento di Milano (già Società Patriottica) nel 1842, e come sostiene Cletto Arrighi: «dopo quell’esperimento, l’uso dell’etere solforico fu tosto introdotto nell’Ospedale Maggiore» (I 450 deputati del presente e i deputati dell’avvenire per una società di egregi uomini politici, letterati e giornalisti, Milano 1864).
Convinto assertore dell’unità e dell’indipendenza italiana, Angelo Grossi partecipa ad un’azione di guerriglia contro l’esercito austriaco, in ritirata verso la fortezza di Mantova, dopo le Cinque Giornate di Milano (19-22 marzo 1848), per poi passare nella città appena liberata e ricoprire il ruolo di membro del Comitato di Pubblica Sicurezza del Governo provvisorio, presieduto da Carlo Cattaneo, con l’incarico di sorvegliare gli ostaggi custoditi nel Palazzo Arciducale.
La sconfitta di Carlo Alberto a Novara (1849) e il ritorno degli austriaci nel Lombardo Veneto affievoliscono l’entusiasmo patriottico dei giorni del riscatto milanese. Il tricolore della Società Patriottica di Milano, issato in quei giorni di lotta, viene affidato ad Angelo Grossi, membro eminente della sezione medica della Società, che decide di nasconderlo sotto il pavimento del suo studio nel “casino” di Senna Lodigiana, nonostante la sorveglianza della polizia austriaca e l’alto rischio personale. A dispetto della delazione del parroco del paese, don Francesco Carinelli, e la severa perquisizione della sua casa nell’agosto 1853, la bandiera non è scoperta e il medico è salvo.
Il tricolore sarà riconsegnato dal Grossi alla Società Patriottica nel 1859, dopo la vittoria sugli austriaci nelle battaglie di S. Martino e Solferino e il trionfale ingresso di re Vittorio Emanuele II a Milano.
Dopo l’esperienza politica nel corso del governo nato dalla ribellione delle Cinque Giornate, il Grossi, proclamata l’Unità d’Italia, ricopre il ruolo di consigliere presso la Provincia di Milano (1860-1863) e di deputato presso il Parlamento nazionale, tra le file della Destra liberale cavouriana (dal 1860).
Il discorso tenuto il 1 agosto 1865, «ai signori elettori del Collegio di Codogno», riepiloga i primi cinque anni di vita parlamentare del futuro senatore, prima a Torino poi a Firenze.
Dopo aver raggiunto l’unità territoriale della penisola, sotto la guida politica del Cavour, è necessario costruire la Nazione da un punto di vista amministrativo e legale. Le leggi, alle cui votazioni diligentemente partecipa il Grossi, spaziano dai trasporti ferroviari alle tasse sulle carte da gioco, dalle lotterie alle Opere pie, toccando le Camere di Commercio, il servizio di posta, i tiri a segno, la contabilità dello Stato, il brigantaggio e la pena di morte. Il suo pensiero e la sua condotta politica si ispirano ai concetti di indipendenza, libertà, unità ed integrità d’Italia, associate ad un vivace anticlericalismo, diretta derivazione del suo sentire patriottico e della sua formazione scientifica.
La sua cultura, inoltre, è fortemente permeata, oltre che dagli studi di medicina, dalle letture di illuministi e storici. La sua biblioteca personale, o almeno una piccola parte oggi conservata in Fondazione, contiene pubblicazioni politico-amministrative, storiche, numerosi testi scientifici (medici ed agronomici) e alcuni volumi interessanti, che lasciano intravvedere nella sua formazione accenti illuministi. Non stupisce, poi, la presenza della Storia di Napoleone di Ségur, con l’epopea dell’Imperatore, le cui truppe rappresentano il tramite tra i principi di liberté, égalité e fraternité della Rivoluzione dell’89 con i moti italiani del 1820-21, 1830 e 1848.
L’altro tema essenziale della sua attività politica è la battaglia per l’abolizione della pena di morte. Durante i lavori parlamentari, dopo il passaggio della legge alla Camera dei Deputati con larga maggioranza, l’abolizione della pena è bloccata e respinta al Senato. «Io vado lieto che il mio nome figuri nel novero dei 151 deputati che votarono in favore della abolizione della pena di morte». Una scelta politica non dettata da sentimentalismo o ambizione personale, come Grossi tiene a precisare nel suo discorso agli elettori del Collegio di Codogno, ma da «forti, profonde ed antiche convinzioni, cioè di rendere omaggio all’umanità e al progresso civile».
Nel 1865 è nominato dal Consiglio comunale di Milano, membro del Consiglio degli Istituti Ospedalieri.
Sindaco del suo paese natale dal 1875, Angelo Grossi viene nominato da re Vittorio Emanuele II senatore del Regno nel 1876 e si spegne a Senna Lodigiana il 5 marzo 1887, dopo aver ottenuto i più alti riconoscimenti, quali cavaliere dell’Ordine sabaudo dei Santi Maurizio e Lazzaro e cavaliere, uffiziale e commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia.
La Spada
Il Testamento
Nice Franzini
ESTER CLEONICE FRANZINI
(1889-1941)
Giovanni Luca Dilda
Ester Cleonice Franzini nasce a Senna Lodigiana il 7 febbraio 1889, figlia di Paolo e Filomena Vercesi, una ricca famiglia di possidenti originari della zona. Dal 1935, minata nella salute, Ester, detta confidenzialmente Nice, conduce l’ultima parte della sua vita ritirata presso Casa Franzini a Senna, accudita dalla cugina Letizia Vercesi Tucci. Si spegne senza eredi diretti il 30 dicembre 1941, lasciando la parte più consistente dei suoi beni all’Opera pia Senatore Grossi, con finalità caritative rivolte ai minori e alle donne anziane bisognose.
Dall’eredità Franzini provengono i poderi di Malpaga e Malpaghina, vari terreni a Senna Lodigiana, la cascina Cortazza a Secugnago e due appezzamenti a Montù Beccaria e a San Damiano al Colle, località pavesi di cui era originaria la madre della benefattrice.
Grazie al suo consistente lascito, l’ambito di assistenza dell’ente si amplia ai bimbi più piccoli, attraverso l’istituzione di un asilo nido a lei dedicato, rivolto in particolare ai figli delle mondariso impiegate stagionalmente nei poderi della zona, ma anche a «bambini d’ambo i sessi, minori degli anni tre, appartenenti a famiglie residenti nel Comune, dove gratuitamente durante le ore di lavoro diurne dei loro genitori, abbiano a ricevere assistenza buona ed adatta nutrizione (...), con sorveglianza medica per la somministrazione di medicine» (Testamento, giugno 1938).
Il nido Nice Franzini, sostenuto dall’Opera Nazionale per la protezione della Maternità e dell’Infanzia e nel 1959 dal Centro Italiano Femminile (CIF), è attivo dal 1946, in un locale ricavato dall’asilo infantile.
Inoltre l’Opera pia, attraverso il suo lascito, apre le porte alle donne bisognose, disponendo «l’erezione (...) e [il] funzionamento in perpetuo, colle relative rendite, di un padiglione, da denominarsi “Franzini Nice”, dove gratuitamente verranno accolte e curate quelle malate di sesso femminile, residenti in Senna Lodigiana» (Testamento, giugno 1938). Il padiglione sarà inaugurato nel 1959-1960.
A partire dal 1963, con l’approvazione di un nuovo Statuto organico, l’ente assumerà la doppia denominazione Senatore Angelo Grossi-Nice Franzini, riconoscendo l’essenziale contributo dato dalla benefattrice, importante esponente di un’assistenza al femminile.